Dario Ballantini

La biografia e le opere in vendita del poliedrico artista toscano

Galleria Arte

Dario Ballantini

La biografia e le opere in vendita del poliedrico artista toscano

Dario Ballantini nasce a Livorno nel 1964 e’ figlio d’arte e si diploma nel 1984 conseguendo la maturità artistica. Inizia ad esporre le sue opere in Toscana già dal 1985 alternando la carriera di pittore con quella di trasformista per circa 10 anni. Nel 2001 l’incontro con Achille Bonito Oliva rende più incisivo il suo interesse per la pittura e realizza una mostra presso la Galleria Ghelfi di Verona curata da Giancarlo Vigorelli, in seguito la mostra farà tappa a Genova e Milano. Nel 2005 una sua opera sarà riprodotta in porcellana per la premiazione dei Telegatti. Nel 2007 riceve da Bonito Oliva il premio “A.B.O.” d’Argento per la pittura, realizza le scenografie per il Tour di Ivano Fossati “L’Arcangelo” e viene pubblicata dalla Silvana Editoriale la sua prima monografia “In Arte Dario Ballantini” 1980-2006. Tra le importanti mostre successive figurano la Galleria del Palazzo Coveri di Firenze, Castel dell’Ovo di Napoli, la Galleria De L’Europe di Parigi, Castello di Saint Rhémy-es Bosses in Valle D’Aosta, EX Chiesa Anglicana di Alassio, Galleria San Carlo di Milano, La Telaccia di Torino. Nell'ottobre 2009 alla Triennale Bovisa di Milano si è svolta la mostra multimediale con eventi collaterali “IDENTITA’ ARTEFATTE” in cui Ballantini ha congiunto le due attività venticinquennali con gli interventi di Antonio Ricci, Enrico Mentana, Lucio Dalla, Enrico Ruggeri, Mario La vezzi e Remo Girone. Realizza il logo del programma di Radio Due Rai OTTOVOLANTE nel 2011 e nello stesso anno partecipa a Milano e a Torino alla 54’ Esposizione Internazionale d’Arte curata da Vittorio Sgarbi, nel 2012 a Londra "Fake Identities" presso la Fiumano Fine Art Gallery .La mostra suscita grande interesse e nel marzo scorso lo porta ad un incontro con gli studenti dell’Università di Cambridge sul tema psicologia ed arte cha ha approfondito gli aspetti della sua doppia personalità. Ballantini ha partecipato anche alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2012 – 2013 presso l’Accademia di Belle Arti di Verona dove ha avuto luogo la sua Lectio Magistralis titolata “L’artista a tutto tondo: l’arte apre ad infinite strade”. Nel mese di aprile sono state inaugurate le mostre a Torino al Museo MIIT, a Palermo al Palazzo Sant’Elia, a Lucca Palazzo Fondazione Banca del Monte di Lucca e Castiglioncello (LI) alla Galleria In Villa. A settembre esporrà a London City. Hanno scritto di lui GIANCARLO VIGORELLI, ANTONIO RICCI, MARTA MARZOTTO, ENRICO CRISPOLTI, LUCIANO CAPRILE, IVANO FOSSATI, NICOLA DAVIDE ANGERAME E MASSIMO LICINIO.

 

 

 

Dario Ballantini indaga dunque con chirurgica determinazione e con impietosa costanza questo nostro tempo che macina persone e cose nell’illusoria rincorsa di un traguardo apparentemente vicino, a portata di mano, ma, come un miraggio, raggiungibile solo negli spot pubblicitari. Tale situazione crea nella gente quei crolli psicologici che Ballantini evidenzia drammaticamente nei dipinti attingendo, come si è accennato all’inizio, ai modi espressivi delle avanguardie del Novecento. La movimentata frantumazione delle figure umane e degli oggetti si riallaccia alla tradizione futurista alimentata dal cubismo; certi scorci sironiani e dechirichiani rimandano invece a un clima metafisico di disagio; il passaggio al surrealismo è decretato di contro dall’amalgama di certe composizioni dove i pensieri, gli incubi e le sollecitazioni oniriche incontrano, materializzandosi, elementi della realtà concreta. Infine occorre tener nel giusto conto la cifra “selvaggia”, neoespressionista, che scaturisce dalla violenza della pennellata e dall’invadenza oppressiva di certe immagini, o di certe frazioni di immagine, catapultate, quale sfida visiva, verso l’osservatore. Ballantini è tutto questo perchè noi siamo fatti di tutto questo. Pertanto la sua arte si propone come una lettura implacabile e fedele dei giorni che ci travolgono e ci attraversano come gli elementi narrativi delle sue opere. Non c’è scampo al suo giudizio... Luciano Caprile, Quando l'arte diventa lo specchio del nostro tempo (2005)

 

 

 

Quando Ballantini prepara un personaggio da imitare, per prima cosa usa come specchio un foglio di carta. Disegna minuziosamente il volto e poi lo guarda e lo riguarda come se con la riflessione insieme alle forme volesse impadronirsi dell'anima. Doppio, multiplo di se stesso, invasato, posseduto e possessore, fosco e candido, inquietante sempre. L’angoscia della morte che necessariamente e inconsciamente provoca l'apparizione del Doppio non sempre riesce ad innalzarsi al consapevole livello dello humor. Spesso personaggi originali si suicidano nella superficie riflessa del Nostro. Mi sono trovato ad osservare i quadri di Ballantini con la stessa attenzione morbosa con cui si guarda un incidente stradale: un occhio impotente per vedere, in mezzo ai rottami, come i feriti riescono a venir fuori. Sulle sue tele occhi, mani, bocche, facce incomplete, fricassea di un'umanità determinata sotto un sole sempre malato. I quadri sono lumi nosi, ma di una luce livida, artificiale, fredda. Ballantini sembra uno di quelli che di notte van per tetti e poi si siedono sul cornicione e non sai se son lì per veder le stelle o son li per buttarsi giù, sperando poi le stelle di vederle più da vicino. Antonio Ricci, Il bunker di Ballantini (2007)

Pisacane Arte 05-06-2014

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