Giacomo Balla nasce a Torino il 18 luglio nel 1871. Dimostra fin da bambino una predilezione per le arti, in particolare si avvicina allo studio del violino che però presto abbandona per dedicarsi al disegno e alla pittura. Dal padre Balla acquisisce la passione per la fotografia che risulterà importante per la visione estetica della sua pittura. Alla fine degli studi superiori, il giovane frequenta l’Accademia Albertiana. Nelle prime opere si riscontra un punto di vista formale e una tecnica accostabile a quella del pointillisme francese, che il pittore avrà modo di approfondire durante un viaggio a Parigi nel 1900. Nel 1891 Balla espone la sua prima opera Tramonto presso la Promotrice torinese. È nel 1895 che l’artista decide di lasciare Torino per trasferirsi a Roma, dove risiederà per tutta la vita. Nella capitale espone frequentemente alla Mostra Amatori e Cultori; un dipinto che si può ricordare è titolato Impressionista. Le opere di questi anni rivelano l’interesse di Balla per l’inquadratura fotografica e lo studio degli effetti di luce legati ancora alla tecnica divisionista. Nel 1900 soggiorna per un anno a Parigi ospite dell’illustratore Serafino Macchiati. Al ritorno a Roma, Balla conosce Umberto Boccioni, Gino Severini di cui diverrà maestro e con i quali successivamente, insieme a Mario Sironi, aprirà la strada all’avanguardia futurista. Nel 1909 espone al Salon D’Automne di Parigi sette dipinti tra cui i quattro elementi del Polittico dei viventi. Il 1910 sarà un anno cruciale in quanto firma con Boccioni, Carrà, Russolo e Severini il Manifesto dei Pittori Futuristi. In questa fase viene rivelato il ruolo fondamentale del dinamismo nella visione futurista, sicuramente incrementato dalle innovazioni tecnologiche contemporanee che spinge gli artisti a esaltare la macchina, il mito della velocità e del progresso. Queste caratteristiche sono esemplificate da opere come Ragazza che corre sul balcone (1912), Dinamismo di un cane al guinzaglio (1912) e Velocità di automobile (1912). Nel 1913 avverrà in Balla una svolta radicale che lo porterà a mettere all’asta tutte le sue opere e a dichiarare in un volantino “morto il vecchio Balla” appartenente al primo futurismo; il pittore elabora infatti in questa fase uno stile maturo e autonomo come si può notare in Velocità astratte. Nel 1915 firma con De Pero il “Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo” con il quale si afferma come capofila del nuovo futurismo romano. A partire dagli anni venti, la sua produzione volge verso nuovi motivi caratterizzati da un cromatismo acceso, dai forti contrasti e dalla scelta di soggetti naturalistici rappresentati in forma stilizzata. Da questo momento, l’artista dedica maggiormente la sua attenzione alle tematiche della vita quotidiana, al paesaggio e alla ritrattistica. Nel 1926 si trasferisce in via Oslavia ed è qui che elabora i suoi quadri, lavorando anche con le due figlie pittrici; la produzione di questi anni è spesso stata poco considerata dai contemporanei per il suo tono figurativo e prevalentemente intimista. Balla muore a Roma il primo marzo, all’età di ottantasette anni.