Mario Schifano nasce da una famiglia italiana ad Homs, in Libia, nel settembre 1934. Al rientro della famiglia a Roma, nel secondo dopoguerra, affianca il padre, come aiuto archeologo, presso il museo etrusco di Villa Giulia. Alla fine degli anni Cinquanta esordisce all’insegna dell’informale, con sgocciolature e impasti densi su tela. Nel 1959 espone alla galleria Appia Antica a Roma con una personale. Negli anni Sessanta introduce nella sua produzione materiali industriali come la carta da imballaggio, sulla quale dipinge con smalti i “Monocromi”. Questi ultimi sono opere non figurative che espone per la prima volta alla galleria romana La Salita insieme a F.Angeli, T.Festa, F. Lo Savio e G. Uncini. Gradualmente inserisce su queste superfici numeri e lettere dell’alfabeto. A New York entra in contatto con la pop art subendo il fascino di artisti quali Jim Dine e Franz Kline, è il 1962. Affiorano nei suoi quadri stralci di paesaggio urbano: segnali stradali e simboli del consumismo: gli inconfondibili marchi di Coca Cola e Esso. Paesaggi Anemici, Ossigeno ossigeno, Oasi, Compagni compagni sono alcuni dei più famosi cicli del periodo. In questo stesso anno partecipa alla mostra “New Realists” alla Sidney Janis Gallery. Nel 1964 viene invitato a esporre alla Biennale di Venezia, vi partecipa nuovamente nel 1978, 1982 e nel 1984. Si dedica alla rivisitazione dei movimenti artistici del passato, sono celebri le versioni del ciclo “Futurismo Rivisitato”. Ancora in questo decennio fa suo un altro medium: quello video. Producendo tra gli altri: Satellite 1968; Umano non Umano, 1969; Trapianto consunzione e morte 1969. Oltre a disegnare copertine per alcuni gruppi musicali, si cimenta nell’incisione di un album con la band: Le Stelle 1967. Negli Anni Settanta dalla televisione estrapola immagini fotografandole, ritoccandole e rielaborandole poi su tele emulsionate. Il patrimonio visivo fornito dal ben di consumo viene decontestualizzato e privato del valore narrativo. Continua è la sua presenza in occasioni espositive estere e italiane, è tra i pochissimi artisti scelti da Celant per esporre a “Identitè Italienne” al centro Pompidour di Parigi nel 1981. Significativa la mostra “Divulgare” al palazzo delle esposizioni a Roma del 1990. Nella seconda metà degli anni Novanta allestisce mostre in sud America. Torna al medium pittorico negli anni ottanta con approccio vicino al figurativo. Spremendo direttamente il colore dal tubetto sul su tela. Crea opere preziose e materiche che hanno per tema: ninfee, prati, luminescenze e colline. Al museo di Gibellina dona dieci grandi tele intitolate “Ciclo della natura” nel 1984. Diventa collaboratore della rivista Frigidaire e entra in contatto con il suo gruppo di creativi. Cura gli allestimenti per il carnevale di Roma. L’intreccio tra le varie forme d’arte con le nuove tecnologie lo appassionano e ne fanno un acuto sperimentatore. Mario Schifano muore d’infarto nel 1998, l’anno prima vince con le vetrate per la cripta di S.Croce a Firenze il premio “S. Giorgio Donatello”.