Figlio di un sarto e di un’operaia, quarto di cinque figli, Pierre-Auguste Renoir nasce a Limoges nel 1841. La famiglia nel 1844 si trasferisce a Parigi. All’età di tredici anni entra, in qualità di apprendista, nell’atelier dei fratelli Léug, come pittore di porcellane. Pochi anni più tardi lavora come decoratore di stoffe, di ventagli e come pittore di immagini sacre. Nonostante il successo decide di approfondire la sua formazione prendendo parte ai corsi serali all’Ecole des Beaux Arts e frequentando lo studio di Gleyre. In questi ambienti conosce e stringe amicizia con pittori come Sisley, Bazille e Monet coi quali sperimenta la pittura en plein air, suggeritegli dal paesaggista Diaz . Attraverso la pittura di Manet scopre i contrasti cromatici di un Velazquez e dipinge alcune delle sue prime tele come “I coniugi Sisley” del 1868. Conosciuto nel 1865 Courbet è un altro punto di riferimento per le prove giovanili dell’artista. Ne è un esempio, per la sua libertà nell’uso della materia e l’approccio realistico, “Alla locanda di Mère Anthony” del 1866. Combatte nella guerra franco-prussiana del 1870 dove perde l’amico Bazille. Fonda insieme a Monet, Pissarro, Sisley, Degas, Bracquemond, Guillaumin e alla Morisot la società anonima cooperativa di artisti, pittori, scultori , con l’intento di dichiararsi indipendenti dalla tradizione dei Salon. Renoir partecipa senza interruzione alle prime tre collettive del gruppo: la celeberrima del 1874, allestita nello studio del fotografo Nadar, la seconda del 1876 e quella del 1877. In questa terza occasione espositiva l’artista è presente con un numero consistente di opere, spiccano capolavori quali: “Bal au moulin de la Galette” e “L’Altalena” entrambi del 1876, risultato di molteplici sedute en plein air. Non fa mancare le sue opere all’interno dei circuiti ufficiali e tra gli anni settanta e ottanta del secolo espone al Salon come aveva già fatto in precedenza. I primi tre anni del nono decennio sono caratterizzati dai viaggi. Curioso del mondo e desideroso di rinnovare la propria pittura visita Algeri e l’Italia e resta affascinato dall’alto valore compositivo degli affreschi di Raffaello e delle pitture pompeiane. La sua ricerca si muove verso una solidità delle forme che richiama la tradizione classica, da questo momento introduce un nuovo tema: le bagnanti che diventa caratteristico della sua produzione, “Bagnante bionda”1881, “Le grandi bagnanti”1901-1902. Il continuo mettersi in gioco causa anche delle insicurezze, una sorta di crisi formale colta dai critici e dall’artista stesso, risolta con un lavoro assiduo e appassionato. Nel 1886 espone oltreoceano all’interno della mostra organizzata da Durand Ruel a New York. Quattro anni più tardi è accolto dal gruppo dei Venti a Bruxelles. Sempre Durand Ruel è l’organizzatore dell’importante retrospettiva parigina dell’artista del 1892. Il 1890 è l’anno in cui sposa, con rito civile, Aline Charigot dalla quale ha tre figli Pierre, Claude e il regista Jean. Quest’ultimo ebbe anche il merito di scriverne le memorie. Malgrado una forma reumatica lo colpisca, alla fine del secolo, rendendolo invalido, Auguste continua a dipingere facendosi legare i pennelli alle dita delle mani. Nel 1908 si trasferisce sul mare a Cagnes. Molti giovani artisti, tra cui Henri Matisse, gli fanno visita; il catalano Richard Guino si trasferisce da lui e collabora con l’anziano artista come esecutore materiale di sculture. Muore nel dicembre 1919 di polmonite dopo aver concluso “Le bagnanti”1918-1919.