Con la scultura Sintonizzati 95.2 Andrea Cocciolo, in arte Andrew Tosh, nel nome della Pop Art, eleva ad opera d’arte un normale oggetto quotidiano che tutti conosciamo: il televisore. In quest’opera ritornano due caratteri forti dello stile dell’artista: la passione per il vintage, rappresentata dal modello del televisore scelto, e le tinte di colori forti - tra loro contrastanti - tipiche della Pop Art. Firmato e posto in una teca, il televisore diventa una delle opere più iconiche dell’artista. La scultura si pone apparentemente come un’opera “no sense”, che l’artista sembra aver ricreato senza basarsi su una concezione precisa. Tuttavia, nonostante l’opera si ponga come indipendente da un qualsiasi pensiero diverso da quello della Pop Art, essa può essere inserita all’interno di un panorama molto più ampio che vede lo sviluppo, negli anni, di diversi modi di relazionarsi con il televisore, e la televisione, da parte degli artisti.
Nata ufficialmente nel marzo del 1925 per opera di John Logie Baird che ne presenta il primo prototipo funzionante, la televisione inizia ad affascinare non solo il pubblico, ma anche gli artisti che decidono di utilizzarla come messo espressivo della propria arte. Alcuni partecipano fisicamente a programmi televisivi, come l’artista statunitense John Cage che nel gennaio del 1959 partecipa al quiz televisivo Lascia o raddoppia? condotto da Mike Bongiorno. Oltre a partecipare alla competizione, Cage offre una serie di performance del tutto originali con le quali ripropone alcuni gesti quotidiani (es. stirare, annaffiare una pianta...), cercando di scatenare nello spettatore un senso di turbamento che renda evidente la finzione televisiva. Vedere delle azioni reali in televisione mi fa accorgere che non sono reali, questa è l’idea alla base dell’happening televisivo di Cage.
Anche Salvador Dalì entra nel mondo televisivo, poiché vedeva nella televisione il mezzo perfetto per rappresentare la sua surrealtà, per mettere lo spettatore in relazione con le sue ossessioni. Arriva anche ad odiare la televisione, ritenendola un mezzo di rincretinizzazione delle masse: un pubblico passivo, privo di alcun potere nei confronti del mezzo di propaganda più in voga all’epoca. Se ne serve, dunque, per proporre le proprie metamorfosi e per cercare di educare il pubblico su temi poco valorizzati: la cultura, l’arte, la storia.
Dalì non solo si relaziona con la televisione partecipandovi, ma anche agendo sull’apparecchio stesso, un po’ come fa Tosh. Dalì, per esempio, parlava del capovolgere il televisore, di metterlo sotto sopra, perché considerava il dispositivo una delle sue macchine affettive: gli oggetti ad uso affettivo surrealisti erano già considerati arte (a differenza del ready-made duchampiano che li elevava ad opera d’arte) e servivano a scatenare delle reazioni nel soggetto, come per esempio il ferro da stiro di Man Ray che, per via degli spuntoni, dava l’idea di poter rovinare le stoffe. Quindi, secondo la strategia dell’agire sull’apparecchio fisico, Dalì considera la televisione come un oggetto surrealista, che anima l’immaginazione: capovolgendo il televisore diluisco il messaggio lanciato dai network e attivo la mia immaginazione. Inoltre, egli sottolinea la necessità di agire sulla sintonia del messaggio, così da risvegliare la mente dallo stato di sottomissione.
Per Bill Owens il televisore diventa supporto del presepe, ritenendolo un elemento di uno spazio reale e tradizionale. César lo posiziona su un piedistallo di rifiuti secondo l’idea che, accendendolo, possiamo solo assistere alla Tv spazzatura.
Gli artisti che criticano la televisione e cercano di smascherarne i meccanismi sono tanti e tra questi si inserisce anche, e forse soprattutto, il padre della Pop Art: Andy Warhol.
Warhol parte dall’idea che la realtà si sia trasformata in pura apparenza, tutto ormai è immagine: il reale warholiano è quello del cinema, della pubblicità, del piccolo schermo, e tutta la realtà non ha alcun referente vivo, fisico. I divi che vediamo in televisione non hanno alcuna vita, sono solo figure senza una presenza nel mondo fisico. Anche noi stessi ormai passiamo la vita davanti ad un device, come è ben rappresentato da Fè nella sua serie Home Monitor: un nuovo step evolutivo per un'umanità che non ha più espressione facciale, comunica solo tramite un monitor e venera la divinità Connessione.
Warhol lavora sul tema dell’osservazione della televisione: non guardarla, ma osservarla lasciandosi rapire tanto da non vedere più il confine tra dentro e fuori. Osservare la televisione, per lui significa rimanere cosciente sul suo funzionamento e meccanismo. Lo fa riprendendo la televisione con una cinepresa, quindi riprende uno schermo attraverso un altro schermo. Ha ripreso i suoi amici sul sofà che guardano la televisione, registrando così l’attività dello spettatore nelle sue attività quotidiane.
Il padre della Pop art diventa così consapevole di come funziona il meccanismo televisivo da volerne far parte. Nel 1951 appare in tv la sua mano con cui indica le previsioni meteo. Da lì in poi realizza diverse registrazioni che vogliono indagare la realtà umana e televisiva. Uno dei suoi interventi più famosi è sicuramente quello degli anni ’80 al Saturday Night Live dove partecipa per tre puntate: nella prima mangia una mela e si interroga sul perché la gente non esca la sera invece di stare a guardare la televisione; nella seconda parla al telefono chiedendo suggerimenti sul come vestirsi per Halloween; durante la terza parla della morte mentre la sua immagine scompare piano piano. Sarà in Andy Warhol’s Tv che metterà in pratica tutto ciò che ha appreso del fare televisione. Un programma per MTV di cui registrerà solo quattro puntate, a causa del sopraggiungere della sua morte, e grazie al quale verrà ricordato come il precursore dei talkshow e dei reality.
Questi sono alcuni dei tanti esempi che si potrebbero fare per raccontare come gli artisti si siano relazionati con il mezzo televisivo, alcuni in modo simile e altri in modo diverso da Tosh. Il suo sembra un modo positivo di riprendere la televisione nella sua arte, come se guardasse con un tono nostalgico al passato attraverso questo vecchio modello. Punti di vista negativi e punti di vista positivi, riprendere l’oggetto fisico, registrare e entrare in televisione sono diversi metodi di analisi del mezzo comunicativo che vanno a ricreare una vera e propria storia dell’arte legata a questo media.