Si sa, Halloween è la festa più paurosa dell’anno, e anche una delle più attese da alcune popolazioni, come quella americana che ogni anno investe dai 2 ai 4 milioni di dollari per vestiti, maschere e feste. Ma quali sono le veri origini di questa manifestazione e quali sono i suoi legami con l’arte moderna e contemporanea? Halloween deriva dall’espressione anglofona “all hallow’s eve” che tradotto significa vigilia di tutti santi (infatti la notte di Halloween si festeggia il 31 ottobre, vigilia della celebre festa cristiana). Questa festa affonda le sue radici nella tradizione pagana, quando i Celti, abitanti dell’attuale Irlanda, festeggiavano l’inizio del nuovo anno con la festa di Samahain, “fine dell’estate”.
Anticamente, il nuovo anno non iniziava il 1 gennaio come avviene oggi, bensì il 1 novembre, momento in cui si segna il passaggio ufficiale dall’estate - la stagione in cui si raccolgono i frutti dai campi e la natura è attiva - all’inverno, la stagione del riposo, del freddo e delle tenebre. Questo “capodanno” veniva celebrato nella notte tra il 31 ottobre ed il 1 novembre con lunghi festeggiamenti e riti propiziatori, per garantirsi il favore degli dei durante il periodo “buio” che ci si apprestava a passare.
A fare da protagonista durante questa festa, il tema della morte; proprio perché la natura sembra “morire” in inverno, i celti credevano che durante il passaggio al nuovo anno, Samhain richiamasse dall’oltretomba tutte le anime dei defunti, sospendendo per una sola notte i confini tra vivi e morti, permettendo agli spiriti di vagare indisturbati sulla terra. Festeggiandoli e unendosi a loro, ai vivi sarebbe stato garantito un anno di protezione e prosperità. Uno dei rituali che accompagnava questa festa, prevedeva l’atto di sacrificare animali al Fuoco sacro, un fuoco acceso grazie ad una cerimonia rituale. Dopo averlo fatto, i celti solevano prendere delle zucche, aprirle e porvi dentro le ceneri del fuoco sacro (porta fortuna) che bruciando, illuminavano il frutto come una lanterna. Durante i festeggiamenti, i partecipanti indossavano vestiti e maschere grottesche per allontanare e spaventare gli spiriti malvagi.
Se queste dunque sono le origini della festa mitologica più paurosa dell’anno, (o almeno una delle sue versioni), vale ora la pena chiedersi se queste leggende o in generale, i temi della morte e della paura, hanno influenzato l’arte moderna e contemporanea. Pare proprio di sì. Gli artisti contemporanei sono geneticamente predisposti alla creazione di opere che parlino di attualità, che esprimano concetti, che possano essere una rappresentazione estetica della realtà che ci circonda o di un intimo sentimento.
Mai come adesso l’arte può, quindi, esprimere un senso di incertezza, paura, tensione emotiva che tutti, nel mondo di oggi, proviamo costantemente.
Un esempio perfetto è l’opera Brexit di Loris Dogana, uno spaventa passeri dal volto simile a quello di un fantasma, con gli abiti simbolo delle guardie inglesi che vuole spaventare chi lo guarda, lasciando trasparire il senso di incertezza legato all’uscita dell’Inghilterra dall’Europa, che forse è più una paura teorica che effettiva.
Una declinazione decisamente meno concettuale e più artistica del tema della paura e della morte la da Salvador Dali con il suo cavallo della morte, litografia dai mille simboli legati al mondo dell’oltretomba; il soggetto è infatti uno dei quattro cavalieri dell’apocalisse che cavalca un cavallo che ha lo stesso colore dei cadaveri in decomposizione: non manca poi nella mano del cavaliere-scheletro la falce. I colori accesi, quasi fluo fanno da cassa di risonanza ai simboli funebri citati. Stesse caratteristiche accompagnano la serie dei Pater Noster, litografie che rappresentano la celebre preghiera.
Una menzione la merita senza dubbio il contemporaneo Enrico Pambianchi, celebre per “dissacrare” in chiave horror i personaggi più celebri o i fatti più importanti del secolo scorso.
Così in Colpevolenzo X II° viene ritratto Innocenzo X con la bocca spalancata, come a voler evocare un urlo di paura e terrore, mentre in “The Family” vengono ritratti i soggetti di Velazquez creando un’immagine deformata della realtà. Infine, un grande classico dell’arte moderna, lo spagnolo Francisco Goya, famoso per i suoi soggetti tratti dal mondo degli incubi, della notte, delle tenebre con un'acquaforte dalle Follie: una grottesca versione di una marcia funebre, che evoca perfettamente l’immagine della notte di Halloween in cui vivi e morti si incontrano.
E tu, quale opera scegli per festeggiare queste ore in cui il confine fra i due mondi si annulla?