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Marchi e brand famosi nell'arte

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Marchi e brand famosi nell'arte

Oggi la pubblicità è ovunque, dapprima ha invaso le strade con i cartelloni e i volantini, poi è arrivata nelle case attraverso la televisione, i computer e i dispositivi mobili. Siamo circondati dai loghi dei marchi più famosi, sia di lusso che quelli più accessibili. Come in ogni epoca, anche nella nostra l'arte è diventata il primo mezzo di documentazione della società e non può che servirsi di tali stimoli. Brand nell'arte o arte nei brand,il rapporto tra mondo dell'arte e marchi di ogni settore è sempre più presente, l'una si appropria degli altri e viceversa.

 

Un'artista dei nostri giorni che nelle sue opere indaga la realtà e che si è avvicinata anche a questa riflessione è , la quale durante la pandemia da COVID19 ha concepito una serie di opere ispirate alla nostra esposizione quotidiana ai brand. iconavirus_-_wolf.jpgNe è un esempio l'opera Iconavirus Wolf, nella quale replica le immagini di una serie di loghi e brand più iconici (Puma, Airbnb, Emporio Armani e Twitter ...) che si assemblano formando la maschera di un lupo, personificazione di un ipotetico disturbo brandfobico, causato proprio dalla presenza costante di pubblicità.

 

Questo connubio arte-marchi ha però origine nel secolo scorso, tra gli anni '50 e gli anni '60, con la nascita e lo sviluppo della Pop Art. Il movimento pop ha portato l'attenzione sui prodotti di massa che gli artisti hanno ripreso e rappresentato nella loro arte, facendo dei prodotti commerciali il soggetto stesso dell'opera e contribuendo alla fama del marchio.

 

Uno degli esempi simbolo di questo rapporto tra arte e brand è la famosissima rappresentazione della Campbell's Soups da parte di Andy Warhol, che la ripropone in una serie di opere. La zuppa Campbell affascina gli artisti ancora oggi, fatta oggetto estetico dal padre dell' arte pop, viene ripresa da artisti contemporanei, come Andrew Tosh, artista italiano che reinterpreta il movimento in chiave vintage. signora_cmpbell_s_140x140_cm_tecnica_mista_su_tela.jpgNell'opera Signorina Campbell's, Tosh inserisce il marchio non più come mero protagonista, ma come elemento del quadro con cui si vuole spostare l'attenzione all'epoca del benessere di metà Novecento.

 

banana_republic_andy_warhol_70x70_cm_carilico_su_tela.jpgLo stesso Warhol diventa immagine per gli artisti del gruppo IABO in Banana Republic, dove il logo Chiquita riprende la copertina del disco dei Velvet Underground & Nico creata da Warhol e sulla quale ha posto appunto una banana.

 

Negli anni la volontà da parte dell'arte e degli artisti è stata quella di avvicinare il pubblico a sé utilizzando immagini che tutti noi conosciamo e a cui talvolta siamo affezionati. La moda, per esempio, riprende l'arte nei vestiti o addirittura collabora con gli artisti nella creazione degli abiti: celebre l'incontro di Salvador Dalì con l'artista italiana Elsa Schiaparelli, da cui è nato L'abito Aragosta.

 

aleandro-roncara-ci-vuole-cuore-serigrafia-materica-su-cartoncino-cm-80x80-1.jpgNon altrettanto rari i casi in cui ritroviamo gli accessori dell'alta moda nelle opere, come nel caso di Ci vuole cuore, opera di Aleandro Roncarà in cui un vivace Paperon de Paperoni cammina allegro con una borsa Louis Vuitton tra le mani. Chi poteva scegliere di affiancare all'iconico marchio di superlusso se non il personaggio che più associamo al concetto di ricchezza?

 

puma.pngE ancora la moda ritorna con Alessandro D'Aquila in Puma, dove all'immagine del brand viene affiancata la scritta in braille, segno distintivo di ogni opera dell'artista che rende la sua arte “visibile” anche a chi non le può osservare con gli occhi.

 

Ma non solo moda, anche cinema, fast food, bevande ecc. tornano tutti nelle opere d'arte degli artisti di oggi. Probabilmente quello a cui più hanno guardato gli artisti nei secoli successivi alla sua creazione, è il cinema. Esso ha affascinato ogni epoca ed è stato indagato dagli artisti in ogni suo aspetto, sottraendone personaggi, motti e simboli. Volti di Marylin, scene di pellicole, personaggi, vengono sottratti al loro mondo cinematografico per essere posti su una superficie bidimensionale statica. unadjustednonraw_thumb_785.jpgL'attore Enrico Manera diviene artista negli anni '70 e nel suo trasloco artistico porta con sé i ricordi della sua passione. È il caso di 20th Century Fox in cui Manera rappresenta il logo dell'omonima casa cinematografica.

 

Ogni artista ha sviluppato un suo approccio personale a questo mondo invaso dalla compra-vendita compulsiva. Diverso è, per esempio, l'approccio di Michele Zanoni, il quale ci propone opere in cui convivono loghi parziali di diverse marche, la cui associazione, come una sorta di rebus, ci porta a scoprire il significato nascosto dell'opera, che in realtà altro non è che il titolo stesso. Ne sono esempi: lemon-acryliconcanvas-technofood2015-michele_zanoni.jpegLemon, che nasce dall'unione di Lego e Monsanto; Cherry, dove vediamo che l'inconfondibile logo del Chupa Chups, che ricordiamo essere stato progettato nel 1969 da Salvador Dalì, presenta al suo interno la scritta di quest'uiltimo e quella del Blackberry, che vengono unite formando la parola “cherry”, ovvero “ciliegia”; e ancora, in Grape, vediamo l'unione di Instagram e Aperol.

 

L'arte si appropria così di immagini non originali, non create per essere esposti e compresi, ma per essere solo riconosciuti attirando i compratori. È forse proprio questa appropriazione che affascina artisti e amanti dell'arte, tutto ciò che viene privato del suo contesto originale crea una sorta di interesse e, nel caso dei marchi nelle opere, anche una sorta di gioco di riconoscimento a chi associa più simboli al brand a cui appartengono.

Pisacane Arte 23-09-2022

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