L'arte e gli artisti macchiaioli

La storia e l'origine del movimento dei macchiaioli

Galleria Arte

L'arte e gli artisti macchiaioli

La storia e l'origine del movimento dei macchiaioli

Pisacane Arte ha inaugurato mercoledì 6 giugno la mostra intitolata L'eredità della macchia, un'esposizione interamente dedicata alla produzione del movimento dei macchiaioli.

 

I macchiaioli fanno parte di una corrente artistica tutta italiana, nata a Firenze intorno al 1856, grazie all'incontro di alcuni studenti dell'Accademia di Belle Arti, che dopo le lezioni si riuniscono al caffè Michelangelo per discutere di arte e tecnica.

 

I fondatori del movimento - fra cui ricordiamo il nome più importante, Giovanni Fattori - si prefiggono di rifondare l'arte italiana, creando una vera e propria alternativa alla тέχνή tradizionale; se infatti l'arte romantica era impostata sulla “forma”, i macchiaioli vogliono eliminarla, creando soggetti partendo dalle macchie di colore da cui sono formati; la filosofia su cui si basa il movimento (e da cui prende il nome) consiste nel ritenere che tutto ciò che ci circonda è macchia, talvolta si tratta di macchie di colore distinte, altre volte di macchie di colore sovrapposte (queste ultime sono più tipiche della rappresentazione paesaggistica); l'occhio umano è “programmato” per vedere prima di tutto i colori, e poi, attraverso un procedimento cerebrale di esperienza e di associazione di immagini custodite nella coscienza, ad associare una forma a ciò che vede.

 

Nel 1862 la scuola compare per la prima volta sulla Gazzetta del popolo, quotidiano nazionale, che però parla dei macchiaioli in termini dispregiativi, poiché gli aderenti al movimento sono stati semplicisticamente additati come “ribelli”, come un gruppo di studiosi controcorrente che per far parlare di sé ha voluto rompere gli schemi dell'arte secolare fondata sul disegno accademico, in favore di un insieme indistinto di macchie, riducendo il quadro ad un semplice abbozzo.

 

Queste le critiche mosse agli innovatori, ma in realtà, la loro nuova tecnica unita alla bellezza dei dipinti, ha portato il movimento ad avere grande successo (non solo in Italia) e a rendere assai celebri alcuni dei suoi artisti. Tutti sono accomunati da un tratto caratteristico: i ritratti, facendo capo a delle persone riprese nella loro quotidianità, vengono rappresentati con colori più tenui e sfocati, volendo trasmettere al fruitore la complessità psicologica dei sentimenti che il soggetto è in grado di provare nella vita di tutti i giorni. Nella resa paesaggistica o animale, invece, i colori si fanno più accesi ed allegri, evocando sentimenti di pace, legati alla contemplazione della natura.

 

Giovanni Fattori, Testa di contadinaTra gli aderenti al movimento, degno di nota è certamente Giovanni Fattori (1825-1908), fondatore della corrente, celebre per aver prediletto durante la sua carriera scene di vita quotidiana, che ha rappresentato talvolta con dolcezza, come nel ritratto Testa di contadina, in cui emerge tutta la semplicità e delicatezza della donna, altre volte con malinconia, sentimento primario suscitato dall'acquaforte Viale delle cascine con figure.

 

Giovanni Malesci, Golfo di PozzuoliGiovanni Malesci, (1884-1969) allievo di Fattori, ha dipinto paesaggi, ritratti (soprattutto dell'amata moglie) e animali. La tecnica macchiaiola l'ha portata avanti fedelmente, rendendo i colori i protagonisti indiscussi delle sue opere e azzerando totalmente la linea di demarcazione del disegno. Talvolta i colori sono più accesi ed allegri, evocando sensazioni di serenità come nell'opera Golfo di Pozzuoli, altre volte i colori, indiscussi canali comunicanti dell'artista, sono più tenui ed adombrano un velo di malinconia ed inquietudine (come nell'opera L'attesa).

 

Giuseppe Comparini, Strada con cipressiGiuseppe Comparini (1894-1980) ha uno stile che lo contraddistingue dai suoi predecessori, in quanto l'influenza -come si può chiaramente vedere dalle sue opere- non è solo quella dei macchiaioli, ma anche quella degli impressionisti; i tratti, resi particolari da una certa velocità che rende quasi sfuocata l'immagine, ricorda molto i paesaggi di Monet, rendendo quasi fiabeschi gli scorci naturali dipinti. 

 

Al movimento, nella seconda metà del Novecento hanno aderito anche artisti come Carlo Domenici (1897-1981), e Antonio Sbrana (1934) : innovatori rispetto ai classici macchiaioli sopraelencati, continuano la tradizione della macchia, rendendo però più “impressionista” la tecnica della pennellata, e dando più spazio alla paesaggistica rispetto alla ritrattistica o alla rappresentazione di vita quotidiana preferita dai fondatori.

Pisacane Arte 09-06-2018

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