Salvador Dalì: IL DELIRIO COMMESTIBILE

L'ossessione di Salvador Dalì per il cibo e il mondo culinario

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Salvador Dalì: IL DELIRIO COMMESTIBILE

L'ossessione di Salvador Dalì per il cibo e il mondo culinario

Sarà forse il divieto infantile di oltrepassare la porta della cucina, dove le anziane domestiche catalane preparavano succulente prelibatezze? L’amore incondizionato per la sua terra, la Catalogna, e tutte le sue tradizioni? O forse la sua tendenza ad amare tutto ciò che rappresentasse passione e piacere? 

l43-dal-120308141419_big.jpgIl gusto per la vita, sempre in bilico tra godimento estetico e bellezza da una parte e vizio e peccato dall’altra, è una peculiarità di Salvador Dalì, celebre rappresentante del movimento surrealista.

Personalità eccentrica, estrosa e geniale, egli manifesta nel corso di tutta la sua esistenza e soprattutto attraverso le sue opere, una smaniosa e famelica ossessione gastronomica, un vero e proprio delirio commestibile, come lo definisce lui.

 

All’età di sei anni già desiderava diventare una cuoca per godere quotidianamente “dell’odore dell’uva da vino, del grasso caldo, della pelle strappata dalle cosce di coniglio, dei rognoni e della maionese”. Per Dalì i profumi, i sapori, la consistenza delle pietanze catalane hanno un nonsoché di eccitante e seducente, conditi da un pizzico di provocante erotismo. “La mia pittura è gastronomica, spermatica, esistenziale”.

 

Nell’evoluzione artistica di Dalì, l’associazione tra il cibo e i soggetti che animano i suoi capolavori è persistente. Forse non tutti sanno che alcune tra le più celebri opere dell’artista si ispirano proprio ai piaceri della tavola. Attraverso una riproduzione fedele, quasi fotografica di elementi commestibili, Dalì suggerisce metafore dell’esistenza e dell’animo umano.

Così i celebri Orologi Molli sono la trasposizione dell’ipermollezzadel formaggio Camembert in una sera d’agosto, allegoria della relatività del tempo, in contrasto con la durezza della realtà quotidiana. 

 

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“A completamento della cena avevamo mangiato un Camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi ancora a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’”ipermollezza” posto da quel formaggio”

tumblr_n2f0hdAed41rrnekqo1_1280.jpgLe braccia di Gala, conserte sotto il seno, nel quadro Galarina, rimandano al cestino del pane (simbolo della vita terrena). Così come le spalle dell’amata moglie si trasformano in costolette suggerendo il suo “divertimento nel mangiarla”.

 

 

 

Nel dipinto Uova al tegame senza tegame vediamo rappresentate le radici del suo amoreuova-dali.jpg viscerale per il cibo: simbolo primordiale e intrauterino che Dalì afferma di aver assimilato ancor prima di nascere, quando ancora, dall’utero della madre percepiva “quelle uova grandiose, fosforescenti e disegnate con precisione […] che si avvicinavano a me, retrocedevano, si muovevano verso destra, verso sinistra, in su e poi in giù”. 


 

 

copertina_dal.jpgUn piacere carnale per il cibo, metafora di ardente passionalità, che il genio spagnolo rappresenta attraverso immagini e simboli di forte impatto, che a volte rischiano di apparire sgradevoli all’occhio dell’osservatore. Tutte queste sensazione le proviamo anche davanti ad alcuni dei piatti proposti nelle illustrazioni dei libri Les Diners de Gala (1974) e Les Vins de Gala (1978).


83016.jpgQuesti rari testi dedicati al mondo culinario sono stati curati proprio da Salvador Dalì: il primo si intitola Les Diners de Gala (1974) e presenta 136 stravaganti ricette, mentre il secondo Les Vins de Gala (1978) e racconta i più grandi vini del mondo
attraverso lo stile surrealista.

 

 

Pisacane Arte 04-10-2017

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